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  • La pedagogia del talento nella società delle competenze

Esame di stato maturità 2022. Il talento e le inclinazioni personali diventano traccia d’esame. 

Con riferimento al Testo tratto da Oliver Sacks, Musicofilia, viene chiesto ai maturandi di esprimere la propria opinione rispetto all’influenza esercitata  dalla società, dalla cultura in cui viviamo, dalle circostanze della vita e dai  i punti deboli di ognuno sull’evoluzione e libera espressione dei talenti e delle inclinazioni naturali dell’individuo.

Come mai un argomento solitamente sottovalutato entra oggi addirittura in una traccia di esame di Stato? Una delle accuse che viene rivolta ai docenti dell’odierna scuola è,infatti,  quella relativa all’incapacità di far emergere i talenti, cioè le vere doti degli studenti. Questo fenomeno è in controtendenza con le richieste della società alla ricerca spasmodica di talenti effimeri, veloci, ostentati in vari canali comunicativi con la televisione come capofila. 

Ma cos’è il talento?

Due sono le prospettive che racchiudono il significato di “talento”: da un alto c’è chi lo considera come una dote ricevuta ed innata, per la quale non è necessario far altro che registrarla, infatti sono in molti a ritenere il talento come un dono (gift), se non divino, un dono della natura, su cui possono influire anche l’impegno e lo sforzo personale, ma solo fino ad un certo punto. Dall’altro lato c’è chi intende considerare il talento un potenziale, ossia una predisposizione che deve essere attivamente ed opportunamente supportata, infatti secondo questa prospettiva la performance eccellente o geniale viene attribuita soprattutto all’impegno profuso nel raggiungere risultati sempre più elevati, per tale prospettiva la genialità emerge da un apprendistato continuo.  

È palese che a seconda della prospettiva di riferimento, varia anche l’investimento formativo, infatti la tanto decantata responsabilità educativa, nel primo caso, risulterebbe poco determinante. 

Come afferma Margiotta, Il compito della Scuola del terzo millennio sarà quello di assicurare ai propri studenti un pieno sviluppo del loro potenziale di apprendimento, insieme alla concreta possibilità di orientare le conoscenze, le abilità e le competenze verso l’esercizio dei talenti.

In ogni studente sono presenti qualità e risorse che possono dar vita a esternazioni originali, ma ogni potenzialità umana ha bisogno di condizioni particolari per potersi esprimere. IL talento è poliedrico e racchiude in sé molteplici elementi fondamentali: predisposizione, preparazione, azione, controllo di sé e strategie efficaci. 

Un modello educativo fondato sulla valorizzazione del talento aiuta il soggetto a prendere delle decisioni, aumenta l’efficacia nella performance ed incrementa la convinzione di avere la possibilità e la capacità di raggiungere gli obiettivi prefissi. In questo processo assume un ruolo centrale la scuola, vista come il luogo in cui si aiuta il soggetto a formarsi, a costruire il proprio progetto esistenziale, individuale e sociale. Spetta al sistema educativo il compito di creare le condizioni per far emergere i talenti personali: è all’interno delle aule scolastiche che le nuove generazioni hanno la possibilità di misurarsi con la realtà,  di confrontarsi con gli altri, di riconoscere i propri limiti e le proprie potenzialità.

E’ fondamentale che il talento sia riconosciuto come risultato di una costruzione sociale. Esso è, a mio avviso, il perfetto intreccio  tra la predisposizione e la volontà, tra la libertà e la responsabilità.

Il tassello per completare il puzzle è la fondamentale  e adeguata presenza  di figure di riferimento: genitori, docenti, educatori, allenatori e coach investiti del dovere di credere nei talenti dei propri ragazzi aiutandoli a orientarli fornendo ali solide su cui farli alzare in volo. 

Dott.ssa Deborah Bodini

Pedagogista e coach di Movimento Talento

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